“L’avventura con lo zaino in spalla”

Prima di raccontarvi questa esperienza, una premessa è di dovere. Il viaggio nelle Filippine l’ho affrontato con altri 4 amici e forse rappresenta un po’ quella sorta di viaggio-avventura un po’ programmato e leggermente improvvisato, con un dettaglio non da poco… il budget limitato! Iniziato con una progettazione dell’itinerario a cinque teste ma con una lunga lista di varianti in corso di svolgimento. Volete scoprire alcuni aneddoti!? Partiamo innanzitutto dallo zaino, che ha rappresentato una prima fase abbastanza traumatica. Eh si perchè dopo una serie di vacanze e anni passati a fare viaggi “comodi” ti ritrovi ad avere un piccolissimo bagaglio a mano che devi far bastare per ben 15 giorni! Incredibile ma vero, la sfida è proprio quella di ottimizzare e riempire uno zaino da circa 70 litri! Si inizia con una prima selezione di capi e in successione si prosegue con una seconda e una terza finchè non ti ritrovi con i numeri finali. Ed eccoti pronto per quella sorta di partita a “tetris” atta a far entrare perfettamente tutto in quel minuscolo spazio! Ma ad operazione terminata, e solo quando partirai, ti ricorderai di aver dimenticato quel qualcosa, ma tanto… dove l’avrei messo!?”. Insomma dopo questa lunga e “dolorosa” procedura sei così pronto ad affrontare quel volo intercontinentale che da lì a poco scoprirai addirittura di aver un po’ sottovalutato. I vari step sembrano semplici, lasciare l’inverno italiano di Dicembre, affrontare quasi 24 ore di voli con una tappa in Cina, abbracciare il caldo paradisiaco di alcune delle oltre 7000 isole filippine. La fortuna del volo per Manila via Pechino è quella di averci permesso una tappa di 12 ore in suolo cinese con un salto alla famosissima muraglia. Un salto per modo dire, in quanto dall’aeroporto ci vuole circa un’ora di taxi, ma impossibile era non ottimizzare i tempi per evitare di perdersi un’occasione del genere! Ad ogni modo ricordo che per tutta la durata della visita abbiamo rimpianto il calore dell’aeroporto! Preparare infatti un bagaglio estivo non considerando le temperature degli scali non è cosa da fare! La tecnica vestiti a cipolla a -10 gradi di Pechino non è stata molto efficace e purtroppo quel freddo ci è arrivato fino alle ossa! Ad ogni modo è stato emozionante percorrere alcuni tratti dell’ antica muraglia cinese e nel mentre sentire che piano piano le varie articolazioni ci stessero abbandonando a causa del gelo. Questo perchè quel piccolo dettaglio non era stato per niente previsto! E pensare che da lì a poche ore ci saremmo ritrovati in costume, in spiaggia a festeggiare il Natale, proprio dall’altra parte del mondo! Salutata la Cina, il mare delle Filippine ci stava aspettando!
BOHOL - PANGLAO - OSLOB
Il primo momento epico è stato arrivare ad Alona Beach sull’isola di Pangalao, collegata alla vicina isola di Bohol. Quel giorno era esattamente Natale, una giornata particolare e molto sentita, infatti la maggior parte dei Filippini essendo Cristiani Cattolici prestano una particolare attenzione alle festività religiose! Non dico per quanto riguarda gli addobbi o le decorazioni, ma per lo stare insieme gioiosamente, a tavola, nelle strade, parlando, condividendo allegria e cantando. La prima cosa dopo aver fatto check in all’hotel è stata correre in spiaggia e tuffarsi in un caldo mare gridando “auguri” tra un tuffo e un altro. Poco dopo l’iniziale euforia, i festeggiamenti sono proseguiti con delle birre al tramonto ed alcuni bambini ci sono corsi incontro ridendo e canticchiando alcune canzoni. Insomma l’accoglienza ricevuta è stata molto speciale! Quell’ atmosfera ci ha accompagnati anche durante l’orario di cena quando tutti i ristoranti avevano allestito tavoli sulla spiaggia, sotto un incredibile cielo stellato e con della musica dal vivo. A proposito, ai filippini piace molto cantare ed è frequente trovare ovunque locali per il Karaoke. Per loro il canto rappresenta una sfida, ognuno deve dare il massimo per far sentire le proprie doti canore. Quindi per noi è stato impossibile non finire dentro a qualche locale e far sentire il meglio delle nostri canzoni italiane. La cena, a base di pesce, è stata davvero particolare. Il nostro tavolino era pieno di calamari freschi fritti, gamberi da sgusciare e spiedini di gamberetti. Una serata davvero magica, mangiando dell’ottimo cibo con i piedi immersi nella sabbia. Inutile sarebbe stato vestirsi bene, l’atmosfera era molto informale e quasi tutti indossavano costume, t-shirt e infradito. Un clima gioioso, molto conviviale, con un immenso cielo notturno da lasciare tutti a bocca aperta. La vicina isola di Bohol come vi racconterò, offre tanto, ma una delle escursioni più attese sicuramente è stata quella degli squali balena ad Oslob, sull’isola di Cebu. Ma chi l’avrebbe mai detto che una semplice escursione si sarebbe trasformata in un tragicomica memorabile esperienza!? Ora ve ne parlo. Al mattino viene a prenderci un camioncino che dopo varie soste ci accompagna su una spiaggia, per accedervi bisogna attraversare una presunta proprietà dove alcuni individui tentano di incassare un costo di accesso, ma la maggior parte del gruppo cerca di ignorarli in quanto capisce la maldestra frode. Giunti sulla spiaggia la situazione che si presenta ai nostri occhi è abbastanza tragica. La marea è bassa, e tutte le imbarcazioni sono completamente spiaggiate ed arenate. Dopo un’attesa estenuante il nostro presunto organizzatore ci informa di aver trovato una nuova imbarcazione ma che bisogna raggiungerla a piedi superando la secca. Iniziamo così un lungo cammino in fila indiana con le nostre infradito ai piedi..ma di lì a poco la situazione inizia a prendere un’altra svolta. Le infradito fanno da tappo con la sabbia bagnata e melmosa, in sostanza non è più fattibile proseguire così e siamo costretti a toglierle camminando a piedi nudi sprofondando in continuazione nella sabbia. Dopo pochi minuti si presenta un nuovo problema, i ricci di mare! L’acqua inizia a diventare leggermente alta, camminando bisogna quindi prestare attenzione agli aculei che a volte sono nascosti dalla sabbia e dalle alghe! I ricci iniziano a mietere vittime, ormai tutti si riempiono le dita dei piedi con gli aghi, nessuno si salva! Finalmente raggiungiamo la barca e una volta a bordo brontolando ci ritroviamo tutti chinati per levarci le spine… che scena idilliaca! Finalmente si parte! Ah no scusate…falsa partenza! I due presunti marinai iniziano a manifestare problemi tecnici! Ci fanno capire che siamo troppo pesanti, l’acqua è ancora bassa e la barca non parte! Qualcuno scende a spingere!? Non c’è alternativa, tutti giù a mezz’acqua, a spingere la barca facendo attenzione a dove mettere nuovamente i piedi. Finalmente dopo quasi due ore passate in questa situazione la barca parte e arriviamo nei pressi del paesino sulla vicina isola di Cebu. Questa escursione assume però ancora ulteriori aspetti divertenti. I barcaioli infatti non ci accompagnano in un porto ma ci scaricano sopra una scogliera adiacente ad un cortile appartenente ad una sorta di casa baracca. Sbarcati attraversiamo alcuni detriti e un pollaio un po’ improvvisato, sbucando infine sulla strada dove ci aspettano degli allegri tuc tuc che ci avrebbero portato all’ingresso del centro diving. Finalmente destinazione raggiunta! Dopo un veloce briefing, giubbotto di salvataggio maschera pinne e boccaglio, saliamo su una sorta di canoa in legno. Eccoci qui, al largo di questa baia dove vediamo delle enormi ombre sott’acqua. Questo è il momento, mi tuffo e lo spettacolo che si presenta davanti ai miei occhi è davvero incredibile! Mi ritrovo davanti una bocca gigantesca, in grado di inghiottirmi interamente, intenta a mangiare del placton gettato dai pescatori. Incredibile, uno squalo balena gigantesco a pochi metri da me. In quel momento sott’acqua il tempo si è dilatato, improvvisamente avevo dimenticato tutte le disavventure delle ore prima ed ero assorto in quella travolgente bellezza della natura. Sarei rimasto così per ore sott’acqua, sospeso, con gli occhi pieni di meraviglia. Più volte sono tornato in superficie per prendere aria e tornare in profondità trattenendo il respiro. Si ne è valsa la pena, quello spettacolo della natura ha ripagato tutto! Certo non avrei dovuto minimamente pensare al percorso intrapreso per arrivare fin li! Ad ogni modo ho rinfacciato ai miei compagni di viaggio che queste cose succedono contrattando l’escursione sulla spiaggia con il primo che si incontra a prezzi stracciati! Bohol però ci ha regalato anche una giornata immersa nella natura tra le famose Chocolate Hills. Qui abbiamo deciso di intraprendere il percorso in mezzo alle rinomate colline con dei rumorosi quod sfrecciando su strade sterrate tra campi e risaie affianco alle verdi e arrotondate alture. Devo ammettere che a momenti mi sembrava di essere nel paesino di Bilbo Baggins del Signore degli anelli! Saliti in cima ad una collina il panorama era davvero notevole e il nostro accompagnatore ci sorprende con una inaspettata proposta. Si propone per scattarci alcune foto davvero particolari grazie ad intelligenti trucchi o stratagemmi. Pertanto nei nostri cellulari compaiono immagini dove sembriamo dei nani vicino ad un gigante, dove si vola su una scopa, o dove veniamo sdoppiati. Questa sessione è molto divertente sia per loro che per i turisti anche perchè ad un certo punto la sommità della collina sembra quasi essere il set di un servizio fotografico. Durante l’itinerario una sosta per uno snack è stata d’obbligo e ci siamo ritrovati a bere l’acqua di cocco direttamente dalle noci fresche appena tagliate. Molto comune è trovare delle bancarelle con accatastate montagne di noci di cocco, il venditore ne prende una e con una sorta di sciabola la taglia all’estremità, crea così una sorta di coperchio, consegnandola con una cannuccia di carta al costo di pochi pesos! Lasciate le colline abbiamo visitato il santuario del Tarsier. Ovvero un piccolo animaletto dagli occhioni incredibilmente grandi che ti guardano con molta tenerezza. A quell’ora stavano quasi tutti dormendo nascosti dalle foglie degli alberi e quindi ne abbiamo intravisti davvero pochi. Dopo i tarsi siamo passati alle scimmie, ci siamo infatti recati in una sorta di ricovero dove abbiamo fatto molti incontri vis a vis. Abbiamo affrontato un gruppetto di scimmie avvicinandoci con delle banane..in pochi secondi siamo stati circondati e quasi assaliti con l’intento di rubarcele dalle mani o dalle tasche! Durante la giornata era infine previsto il pranzo in un ristorante galleggiante a Loboc. Sarebbe stato bello ma avendo tardato con le scimmie siamo arrivati troppo tardi al fiume dove abbiamo visto la nostra zattera partire senza di noi!
PALAWAN
Una curiosità di quest’isola è che fu chiamata Pulaoan da Magellano che la raggiunse nel 1521. Risulta essere tra le isole più estese dell’omonima provincia con una lunghezza di oltre 400 km e una larghezza variabile che non supera i 39km. Del nostro arrivo a Puerto Princesa, nonché la città più grande di Palawan, ricordo il pernottamento presso un B&B davvero particolare, strutturato come se fosse una palafitta. Tutto di legno, prevalentemente con poche pareti, e con un rigoglioso cortile interno. Al check in ci hanno invitato a togliere le scarpe, in pratica sui pavimenti di legno era possibile girare solo a piedi nudi. La pulizia era davvero minuziosa e l’ambiente risultava molto accogliente e con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Ricordo quella sera l’immediata decisione di visitare il centro di Puerto Princesa, abbastanza caotico, e con l’accoglienza di un acquazzone improvviso. Per cena abbiamo anche avuto un incontro indimenticabile. Sulla strada del rientro, tra qualche abitazione e qualche baracca, siamo rimasti incuriositi da una sorta di grazioso chalet in legno con una piccola veranda sul fronte. Il proprietario gentilissimo, ci accolse come una famiglia, come se stesse aspettando la visita dei suoi parenti. Lui gestore di origini filippine e la moglie, addetta ai fornelli, di origini spagnole. Avevano vissuto per un periodo in Spagna e a quanto ci raccontava era anche un venditore di rolex. Insomma in mezzo a tante situazioni modeste e povere avevamo incontrato un filippino benestante. La cena fu un bellissimo connubio tra cucina filippina e spagnola, caratterizzata dalle classiche tapas. La serata ci ha lasciato un bel segno soprattutto per la piacevole chiacchierata con i proprietari, le risate e la loro estrema disponibilità tanto da offrirsi per riportarci con la loro auto al nostro B&B.
UNDERGROUND RIVER
Da Puerto Princesa direzione Sabang, per andare a visitare il famoso Fiume sotterraneo, ritenuto una delle sette meraviglie del mondo della natura. Considerato tra i fiumi sotterranei più lunghi al mondo, è all’interno di un parco nazionale che è stato inserito nella lista dei Patrimoni Unesco. Il suo percorso attraversa grotte ricche di stalattiti e stalagmiti, per poi sfociare nel Mare Cinese Meridionale, e una parte del fiume è navigabile con piccole imbarcazioni di massimo 6 persone. Arrivati al porto da dove sarebbe partita l’imbarcazione notiamo una lunga attesa, decidiamo pertanto di effettuare un’escursione in canoa in mezzo alle mangrovie, il cosiddetto Mangrove Tour. Particolari piante che affondano le radici nell’acqua, si presentano come una fitta vegetazione, una vera e propria jungla intervallata da corsi d’acqua. Qua e là fa capolino qualche scimmietta, qualche serpente e alcune lucertole, insomma sembrava di essere in una scena di Tomb Raider. Tornati all’underground river, scopriamo che tutte le escursione della giornata erano state annullate, inoltre il mare si era fatto grosso ed iniziavano ad esserci delle onde gigantesche. Purtroppo ci rendiamo conto di dover saltare tristemente quell’escursione non potendola riprogrammare altri giorni. Solo alla sera tornando nel b&b, attaccati al wifi, scoprimmo che nel sud delle Filippine, nella zona di Danao, c’era stato un terremoto ed era stato emanato l’allarme tsunami per precauzione. Di conseguenza a causa di quel terremoto/maremoto c’erano state influenze anche nelle zone circostanti. Questi inconvenienti di viaggio lasciano un po’ l’amaro in bocca, ma dopotutto la natura è sovrana e bisogna accettare quello che succede ma soprattutto avere cautela durante eventi del genere.
EL NIDO
Situato nell’estrema punta nord di Palawan, per raggiungerlo bisogna percorrere tutta l’isola nella sua lunghezza. giusto un tragitto di circa 6 ore su un van da 7 posti ma che in realtà durante il viaggio arriva a raggiungere la capienza extra di 14 persone. Come mai vi chiederete!? ecco a voi il perchè. Il tragitto l’ho definito come una corsa sul Blu Tornado di Gardaland. Strade tortuose, a volte dissestate, percorse ad una velocità folle. Ho persino provato a chiudere gli occhi ma dovevo stare attento a non sbattere la testa contro il finestrino al quale ero appiccicato. Il baule era pieno di bagagli e zaini, e tutte le persone erano pigiate e strette, sedute anche su sedili a scomparsa. In sostanza il van era una sorta di taxi condiviso, a nostra insaputa. Dopo il primo carico, l’autista ha continuato a caricare persone lungo la tratta facendo pagare le relative tratte. Una volta raggiunta la capienza massima evitava alcune soste superandole allegramente in velocità. In altre c’era chi scendeva, facendo il cambio con chi saliva. Insomma pensava di guidare un bus di linea ma con soli 7 posti e quelle sei ore sicuramente non sono state mai noiose! Arrivati a destinazione la nuvola di Fantozzi penso ci abbia seguiti. Non appena salutato l’autista si scatena il diluvio universale. Infradito, zaino e mantella, e camminata veloce per raggiungere l’hotel sotto una pioggia torrenziale nel vero senso della parola. Le strade ormai non si vedevano più per via del fango e arrivati nel centro del paese l’acqua ci raggiungeva le caviglie. Non pensavo che una pioggia potesse paralizzare un intero paese a quel modo! Ma effettivamente nella pratica era un piccolo paesino, quasi un villaggio rurale. Le connessioni internet, le linee telefoniche erano tutte saltate e anche la corrente. In questa situazione gli sportelli ATM erano fermi e non si poteva in alcun modo prelevare denaro. Solo al ritorno dell’elettricità ci siamo accorti che gli atm venivano presi d’assalto dai turisti che non vedevano l’ora di prelevare non potendo utilizzare le carte di credito. Insomma il primo giorno di accoglienza al El nido me lo ricorderò tutta la vita, pensavo di essere finito in un paese alluvionato ed era solo un pesante acquazzone con danni abbastanza comuni. Infatti devo ammettere che non ho visto scene di panico, tutti erano tranquilli e continuavano a lavorare con una pacatezza incredibile. Ma la sorpresa maggiore è stata il giorno seguente. Ci siamo alzati sotto la luce di uno splendido sole, e tutto era tornato alla normalità. In sostanza non erano rimaste tracce del diluvio del giorno precedente. Arrivati sulla spiaggia abbiamo così apprezzato la vera bellezza di quel posto. Si effettivamente fin da subito ci siamo resi conto dell’elevato numero di turisti, El nido negli ultimi anni ha avuto un forte richiamo internazionale e i locali si sono dati da fare a costruire aprire B&B ostelli e pensioni proprio a ridosso della spiaggia. In questa grande baia c’erano ormeggiate tutta una serie di imbarcazioni appartenenti a pescatori o alle varie agenzie che offrivano tour delle isole Bacuit. Ad ogni modo ricordo una speciale accoglienza, e di aver sempre mangiato dell’ottimo pesce fresco con degli speciali shake di frutta fresca. Il Mango è stato sempre il protagonista di pranzi o cene! Proprio a El nido ho fatto uno degli acquisti più utili della vacanza, la sacca impermeabile. In sostanza una piccola sacca fatta di un apposito materiale e dotata di chiusura ermetica per non fare entrare l’acqua. Molto utile è stata per preservare cellulare documenti e soldi duranti alcune escursioni o proprio in occasione degli acquazzoni. Ad ogni modo abbiamo deciso di partecipare ad uno dei tour che ci ha portati alla scoperta di alcune tra mete più incredibili e rinomate in tutto il mondo. La prima tappa è stata la Seven Commandos Beach, piccola spiaggia di sabbia bianca e rosa, molto rilassante e scenografica con alte palme da cocco. La tappa successiva è stata la Secret Lagoon. Per arrivarci bisogna sbarcare su una spiaggia ed entrare in una spaccatura nella scogliera. Dopo un tratto a piedi lungo un piccolo corridoio roccioso che collega il mare aperto alla laguna, ci si ritrova in una sorta di piscina circondata da altissime scogliere. Infine la Big Lagoon dove assolutamente mi sono fatto delle grasse risate. L’imbarcazione arriva infatti davanti all’ingresso di questa laguna, ci sono due possibilità poi per arrivare fino in fondo, scendere e andare a nuoto oppure noleggiare un kayak. Ho voluto fare di testa mia, decidendo di tuffarmi senza aver preso un vero senso delle distanze. Morale…dopo un po’ ho dovuto chiedere un passaggio a due amiche sul loro kayak biposto altrimenti non sarei mai arrivato fino in fondo. I kayak però sono appunto solo per due persone. Per un po’ la situazione ha retto, navigando con una sorta di equilibrio e di sincronizzazione delle pagaiate. Sta di fatto che ad un certo punto ci siamo ribaltati nel bel mezzo della big lagoon, proprio nel centro dove l’acqua era di un intenso blu scuro, essendo il punto più profondo!
Ho continuato a ridere ma ho riso di più quando non riuscivamo a ribaltare il kayak e risalire a bordo. Provate voi e mi direte se è così semplice! La fine della vicenda è che tra risate e bevute siamo riusciti a risalire ma un paio di occhiali da sole sono stati inghiottiti dal quel gigantesco buco blu!
CAPODANNO A EL NIDO
Mai nella mia vita mi era capitato di festeggiare un capodanno in spiaggia, camicia floreale a maniche corte e infradito ai piedi. Una cena veloce a base di gamberi calamari riso spiedini di pollo birra e shake di frutta, e poi tutti in spiaggia. Fuochi d’artificio, petardi, insomma la baia era illuminata anche se onestamente gli scoppi spesso erano fuori controllo decidendo così di proseguire in qualche bar lungo il corso principale. Per strada erano tutti felici e ballavano, ci siamo fermati fuori una casa dove i genitori con le figlie piccole si sono messe a ballare a piedi nudi con i loro vestiti colorati. Ricordo quell’immagine così semplice e gioiosa, l’allegria per l’arrivo dell’anno nuovo senza lusso, vestiti eleganti, lunghi cenoni o il conto alla rovescia alla tv. Era tutto lì, la bellezza dello stare insieme senza troppi contorni superflui, solo con sorrisi musica e balli a piedi scalzi. Ma la cosa più bella è stata essere tra i primi in tutto il mondo, dopo l’Australia, a festeggiare il nuovo anno! In Italia avrebbero festeggiato circa 8 ore dopo quando ormai per noi sarebbe stata l’ora di andare a dormire. Proprio in quei momenti ti rendi conto dello scorrere del tempo, delle distanze e degli attimi e dei modi diversi in cui si vive un determinato momento un evento, un viaggio. La prima giornata del 2019 è stata dedicata al sole e al mare! La spiaggia di Las Cabanas è davvero meravigliosa, raggiungibile con una decina minuti di tuc tuc da El Nido. Mi ricordo su questa spiaggia di aver visto un bellissimo tramonto con tutte le linee sinuose delle isole sullo sfondo. Ad ogni modo proprio ad inizio anno abbiamo dovuto rivedere i nostri programmi. Purtroppo tutta la situazione di maltempo dei giorni precedenti aveva scombussolato i piani previsti. Tutti i collegamenti aerei e marittini per Coron (utlima tappa di viaggio) erano completi per i successivi 6 giorni. In quel momento il nostro obiettivo era quello di raggiungere Coron a tutti i costi, in quanto risultava essere un’altra località famosa e stratosferica. Le abbiamo provate tutte, lista d’attesa, presentarsi agli imbarchi nella speranza che qualcuno disdicesse all’ultimo momento, contrattare con dei barcaioli privati che ci davano false speranze…insomma dopo una giornata intera ci siamo dovuti rassegnare al nostro destino. Ovvero evitare la tappa a Coron e rientrare a Manila via Puerto Princesa, affrontando di nuovo un viaggio in van per tutta Palawan. Pertanto si ritorna su quel simpatico taxi condiviso, questa volta ho avuto come compagno di viaggio uno strano signore americano che puzzava di alcool …ho fatto 6 ore con la sciarpa sul naso! E la sosta “autogrill” in quella capanna in mezzo alla jungla è stata la mia salvezza, una boccata d’ossigeno!
MANILA
Il primo impatto non è stato positivo. Vedere una città caotica, rumorosa trafficata, con molta povertà. Situata sull’isola di Luzon, la più grande dell’arcipelago, è la capitale delle Filippine nonché la città più densamente popolata. Come tutte le grandi metropoli, riserva aspetti sia belli che brutti. Devo ammettere che per il poco tempo con cui siamo rimasti, ne ho apprezzato diversi quartieri. Innanzitutto ha subito molto l’influenza del colonialismo spagnolo. C’è stato infatti un momento in cui per un attimo mi sembrava di essere in una via di Siviglia, proprio per le costruzioni e i colori delle case, il ciottolato delle vie. Era il quartiere di Intramuros, l’antica cittadina fortificata eretta nel 1571 come baluardo difensivo per i conquistadores spagnoli, con bastioni, porte in un colorato reticolo di viuzze e locali tradizionali. Il punto privilegiato da cui godersi uno dei tramonti più belli di Manila è certamente Manila Baywalk. Una lunga passeggiata lungomare che scorre accanto alle onde della Baia di Manila. La città ha anche però un lato moderno fatto di sviluppo e crescita, con nuovi quartieri e grattacieli. Ricordo infatti l’ultima cena avvenuta in un elegante rooftop con una bellissima vista sullo skyline di Manila. Un posto inaspettanto ma dopotutto a buon mercato per noi italiani. Così con la brezza calda e le luci del tramonto abbiamo brindato all’ultima serata di quello splendido viaggio. Quell’immagine mi ha lasciato la voglia di ritorno, quella voglia di scoprire ancora cosa possa raccontare una città così piena di contrasti, così sconvolgente e curiosa. Dopotutto come è possibile non tornare nelle Filippine, avendo l’imbarazzo della scelta tra oltre 7000 isole da visitare!? Certo non sono proprio dietro l’angolo, ma meritano tutte quelle ore di volo, e col passare del tempo diventeranno certamente sempre più famose e richieste!