“Da Phnom Penh a Siem Riep”

Per la prima volta, dopo tanti viaggi, mi sono trovato davanti un paese inizialmente non facile da capire e da affrontare. Ho conosciuto un territorio ricco di contrasti e che vanta un glorioso passato! Nonostante ospiti il sito archeologico più famoso al mondo, i templi di Angkor situati a Siem Riep, la maggior parte della Cambogia vive ancora in povertà, sorretta da una semplice economia agricola, e pagando forse ancora lo scotto del genocidio dei Kemer rossi. Questa esperienza la voglio raccontare attraverso gli occhi di Laura, una viaggiatrice che ha condiviso insieme a me e ad altri viaggiatori, un viaggio di gruppo alla scoperta di questa destinazione. Era la sua prima volta in Asia e probabilmente ha inaugurato la sua visita con l’ingresso in uno dei paesi più forti e impattanti per un viaggiatore.

“Il primo incontro col sud est asiatico non si può dimenticare. Ancora frastornati dal lungo volo e dal jet lag, passiamo improvvisamente dalla forte aria condizionata dell’aeroporto di Phnom Penh, la capitale della Cambogia, all’asfissiante afa urbana, probabilmente dovuta all’arrivo della stagione umida. Un nuovo mondo per me, dove le strade sono popolate da centinaia di motorini che, come insetti, si muovono ovunque senza regole, schivandosi miracolosamente senza mai toccarsi. Un mondo dove i pali della luce sono come alberi della giungla, ricoperti, senza alcun ordine, da centinaia di cavi elettrici che come liane si incrociano e a volte si aggrovigliano! Phnom Penh, come il resto del paese, ci si presenta come un misto inestricabile di contraddizioni. Un contrasto di nuovo e vecchio, moderno e antico, di tradizione e innovazione, di grattacieli, stupe e mercati all’aperto, auto, motorini e tuk tuk. In questo turbinio spicca l’arancione delle tuniche dei monaci buddisti che nella loro umiltà chiedono l’elemosina per la strada (tradizione religiosa molto rispettata nel paese). Il tutto si mescola sotto la cappa creata dall’umidità e dallo smog, i miei occhi fanno fatica a muoversi, ma cercano di captare tutte la novità e il fascino circostante. Fin da subito mi rendo conto che il paese è ancora poco frequentato dai turisti ed è permeato da un’aria di spiritualità poco nota a noi occidentali. La nostra guida, Sim, ci accompagna per tutta la durata del tour raccontando la storia di un popolo antico e orgoglioso, segnato da una grande tragedia durante la sua recente storia. La Cambogia ha iniziato così a crescermi dentro. Ho imparato ad apprezzarla accettandone le contraddizioni col tempo, sempre di più, fino al mio rientro a casa. Solo allora mi sono resa conto di cosa questo viaggio mi abbia lasciato nel cuore con quella sensazione di aver vissuto un’esperienza autentica e profonda. L’accoglienza cambogiana si è dimostrata semplice e silenziosa, così come le persone. I loro sguardi curiosi ma anche intimoriti spesso hanno lasciato il posto a quei sorrisi così genuini e puri.”

PHNOM PENH
Il nostro viaggio ha avuto inizio proprio dalla capitale, emblema del paese, di una metropoli in via di sviluppo con grattacieli moderni e quartieri nascenti spesso attorniati da abbandono e povertà.

“La prima passeggiata nel centro di Phnom Penh ci porta verso un tempio buddista dove l’accoglienza di alcuni monaci ci permette di ricevere una particolare benedizione di buon auspicio al nostro viaggio. Intonando un canto in un’antica lingua sacra, ci aspergono di acqua, mentre immobili restiamo inginocchiati intorno a loro. Al termine della benedizione, ad ognuno di noi, legano al polso destro un filo rosso con un bellissimo significato. Oltre alla funzione di allontanare dalla propria vita pensieri e azioni negative, il braccialetto attirerà fortuna, salute e protezione. Ora il viaggio può iniziare con il piede giusto! Proseguiamo con la visita al palazzo reale, con la classica architettura locale, pareti bianche e tetti d’oro. Giungiamo poi nel mercato principale della città, detto anche Mercato Russo, con un particolare stile coloniale. Un dedalo di bancarelle stipate l’una sull’altra dove sono presenti svariati tipi di prodotti o attività commerciali: vestiti, tessuti, alimentari, orologi, bigiotteria, ristoranti, parrucchieri, estetisti. La particolarità è che non esiste una vera e propria divisione degli spazi, ogni centimetro è sfruttato al massimo, così il cliente che va a farsi sistemare le sopracciglia si trova a pochi centimetri dal cliente che mangia la zuppa al ristorante! Con sorpresa, attraversiamo questo labirinto, dove i commercianti, esperti venditori, cercano di accaparrarsi a tutti i costi noi stranieri e turisti alla ricerca della via d’uscita. Dopotutto, non sapendo ancora contrattare con i prezzi, siamo delle ottime prede”.

I mercati hanno caratterizzano spesso tutte le tappe del nostro viaggio, personalmente mi sono imbattuto in tantissimi mercati in giro per il mondo ma effettivamente qui i miei occhi hanno visto un realtà molto cruda, alla quale non interessa per niente “farsi bella” per l’arrivo del turista. Laura è rimasta infatti particolarmente colpita da alcune particolari situazioni.

“Dal tetto del nostro hotel si ammira il fiume Tonlé Sap che si immette nel Mekong, il grande fiume fonte di vita per tutto il sud-est asiatico, che dire, uno spettacolo unico. Le finestre della mia camera si affacciano invece su una stradina laterale che mostra una realtà completamente diversa. Incredibilmente, il nostro bell’albergo affianca alcuni edifici fatiscenti e un piccolo mercato rionale. La notte le bancarelle vengono ritirate e sulla strada compaiono materassi e letti improvvisati. Le famiglie dei commercianti in sostanza dormono accanto alla loro bancarella, all’aperto, sulla strada. La mattina seguente decido così di visitare questo curioso mercato, inconsapevole di aver intrapreso un’avventura per stomaci forti. Le bancarelle principalmente vendono prodotti alimentari, ma, senza frigoriferi o ghiaccio, in una situazione di umidità e calore incredibilmente insopportabili! Le condizioni igieniche sono inesistenti, l’odore acre della carne delle carcasse appese alle bancarelle, dei polli appena macellati e dei pesci mi colpisce le narici ed arriva dritto allo stomaco. Decido di concludere questa esperienza davvero molto breve ma intensa e autentica, insomma una parte della ricchezza di questo viaggio. La mia passeggiata mattutina continua poi in riva al fiume, che rivela il lato sportivo della popolazione della capitale. Giovani e anziani si cimentano in mosse di Tai Chi e si allenano con delle attrezzature ginniche dislocate liberamente nei giardini. La mattinata trascorre tranquillamente, ma prima di lasciare la capitale, l’ultima tappa inevitabile è al museo del genocidio di Tuol Sleng. Una visita molto significativa che permette di conoscere appieno la storia recente del paese. Questo luogo lascia purtroppo un senso di tristezza, ma fa comprendere ed abbracciare ancor meglio il paese che ci ospita”.

Penso che Toul Sleng sia una tappa fondamentale per apprendere appieno l’essenza di un paese così particolare rispetto a tutti gli altri dell’Indocina. Rappresenta in sostanza il museo del Genocidio, inserito dall’Unesco nell’elenco delle Memorie del Mondo. Durante la dittatura di Pol Pot e dei Khmer Rossi, una scuola superiore fu trasformata in un vero e proprio campo di concentramento, una prigione di tortura denominata S21. La cosa incredibile è che questo luogo testimonia una storia molto vicina a noi, parliamo del 1975. Una storia così poco lontana e altrettanto così sconosciuta, un capitolo davvero triste che ha segnato radicalmente un popolo. I khmer rossi si dedicarono alla purificazione della Cambogia, massacrando qualunque persona appartenente alle classi più colte. Volevano un paese di braccianti ed ignoranti, facile da comandare. Si parla di un massacro di quasi 1,6 milioni di cambogiani. Come possiamo pensare che questo non si sia riflesso in qualche modo fino alle generazioni odierne!? Forse è questa la chiave per capire quell’apparente senso di chiusura e diffidenza che a volte mi è sembrato di riscontrare in alcuni abitanti locali ma che in realtà cela un significato molto più intrinseco e profondo. Quello che è certo però, il sorriso del popolo locale è davvero esplicativo. Nelle campagne i contadini, le donne e i bambini sorridono non solo con la bocca ma anche con gli occhi. L’ho trovato un gesto di apertura al mondo, alla vita, che oscura per un momento quello che è stato, e che accoglie a braccia aperte quello che sarà. Ma proseguiamo i racconti di Laura e il nostro viaggio in questo straordinario paese.

BATTAMBANG

“Ormai veterani delle strade cambogiane, ci dirigiamo verso nord-ovest, attraversando la campagna. Prima di arrivare a Battambang, rinomata per la sua architettura coloniale francese, lungo il percorso alcune tappe sono d’obbligo. Visitiamo dei piccoli villaggi lontani dal brusio della grande città, con un sacco di micro attività produttive. Proprio qui, l’ennesima doccia fredda, ho la conferma di come, nonostante gli sforzi per uscire da una lunga crisi, la maggior parte della popolazione viva ancora in condizioni di povertà estrema, ma con un grande senso di dignità. I figli degli artigiani frequentano la scuola solo per metà giornata, potendo così aiutare i genitori nell’attività lavorativa. Gli sguardi dei bambini, dagli occhi grandi e scuri ci seguono per il villaggio mentre cerchiamo di fare qualche piccolo acquisto. Infine mi ritrovo a donare una piccola scatola di semplici penne ad alcuni studenti di una scuola.. non dimenticherò mail il loro sorriso di stupore. Altro evento indimenticabile lungo la strada, la bancarella che vende topi alla griglia sul ciglio della strada, non ci potevo credere! Ad ogni modo la cucina locale non offre grandi specialità, i piatti hanno ingredienti poveri e il riso fa da padrone dalle prime portate fino ai dessert. La vera perla sono però i frutti dai colori sgargianti e dal sapore dolce come non mai, impilati in file ordinate sulle bancarelle del mercato”

KOMPONG LUONG

“Ci dirigiamo presso il villaggio di Kompong Luong. Per avventurarci tra le sue vie dobbiamo però cambiare mezzo di trasporto; saliamo a bordo di una barca a motore. Kompong Luong è infatti un villaggio galleggiante sulle acque del lago Tonlé Sap formato anche da case palafitta; comprende tutte gli edifici di una normale cittadina: la scuola, il supermercato, gli edifici religiosi, le case, solo che tutte galleggiano sul pelo delle acque fangose del fiume. I cittadini si spostano con barche di ogni tipo e dimensione e la quotidianità è in navigazione. Poco distante dal villaggio, proseguiamo con la visita ai templi Wat Ek Phnom e Prasat Banan. Il secondo in particolare richiede un bello sforzo per farsi ammirare. Si trova infatti in cima ad una collina ed è raggiungibile solo tramite una ripida, ripidissima, scalinata di pietra che si perde tra la vegetazione. La vista, una volta giunti in cima, ripaga ogni sforzo: impressionanti stupe costituite da enormi blocchi di pietra, circondati dalla giungla e dal profumo di fiori di frangipane. Si respira un’aria mistica e di pace e di serenità. Di effetto opposto invece si colloca l’avventura spericolata ed esilarante a bordo del Bamboo Train. Un tempo usata a scopi commerciali, questa via ferrata è oggi riservata ai turisti. Un binario si srotola in mezzo alle foreste e ai campi, sotto il sole cocente del pomeriggio! Arrivati alla stazione, la maggior parte del gruppo si aspetta l’arrivo di un treno, ma ci sbagliamo clamorosamente. Il nostro mezzo di trasporto si rivela essere infatti una sorta di piattaforma in legno motorizzata che viaggia ad una velocità incredibile su quei lunghi binari, priva di qualsiasi sistema di sicurezza per i passeggeri. Insomma un’esperienza dai cuori forti, ma così divertente in condivisione con i propri compagni di “carrello” e le loro fragorose risate tanto da far pensare di essere tornati bambini”

Come racconta Laura, quella giornata ci ha regalato emozioni bellissime! Oltre al bamboo train ricordo anche la fortuna di aver assistito al risveglio dei pipistrelli presso le Bat Caves. Non immaginavo proprio che la natura potesse regalare spettacoli così suggestivi. Poco prima del tramonto, ci recammo all’esterno di una grotta composta da grande fessura attraverso la montagna. Dopo alcuni strani echi e rumori, in pochi secondi una nube nera e densa ha iniziato a sgorgare a tutta velocità fuori dall’apertura! Era una massa fitta di pipistrelli, centinaia, migliaia che si stavano svegliando e stavo iniziando a volare verso panorami notturni. Davvero impressionante perché quello spettacolo è durato circa una decina di minuti, mai visto così tanti pipistrelli tutti insieme, che allontanandosi creavano sinuose linee nel cielo.

SIEM REAP

“Ritorniamo a macinare chilometri in direzione della meta finale, ovvero Siem Reap. Sicuramente il luogo più turistico del nostro itinerario, infatti ce ne rendiamo conto fin dal nostro arrivo serale. Dopo uno spettacolo di danza Apsara (la danza tipica dell’antico popolo Khmer), decidiamo di darci alla frizzante vita notturna della città. Il centro pedonale è un susseguirsi di bar e locali con musica a tutto volume e gente ovunque” Quella sera rimasi molto perplesso per quello che stavano vedendo i miei occhi.

“Ed eccoci all’ultimo giorno di viaggio in Cambogia, rivelando forse la più grande delle sue meraviglie: Angkor. Si tratta di un enorme sito archeologico (circa 400 km²) immerso nella giungla, dove alla rigogliosa vegetazione si alternano i resti delle differenti capitali dell’impero Khmer. La nostra esplorazione inizia passando attraverso uno dei cancelli monumentali di Angkor Tom. Passeggiando per il parco si notano diversi templi e strutture, tutti costruiti in pietra e con vari stati di conservazione. Si possono ammirare alto e basso-rilevi raffinati e ricchi di particolari, caratterizzati da uno stile antico e lontano dalla cultura occidentale. Volti, gambe e braccia in pose che mi appaiono nuove e davvero affascinanti. Il complesso è ancora in parte attivo come luogo religioso, capita quindi di scorgere tra il verde degli alberi e le grigie rovine, dei lampi di arancione, nonché le tonache dei monaci. Raggiungiamo il tempio denominato Bayon, caratterizzato dalle numerose torri decorate con enormi volti sorridenti in rilevo. Successivamente intraprendiamo la scalata al tempio di Ta Keo. La scala che ci porta in cima, metafora di ascesa al divino, è, a grande sorpresa, davvero ripidissima, ma la vista merita la fatica. Altro tempio famoso senza ombra di dubbio è il Ta Prohm, inghiottito ed inglobato dalle enormi piante della giungla, reso noto dal cinema nel film Indiana Jones. Impressionate è vedere come la natura reclami il suo spazio, si nota infatti la maestosità delle radici che abbracciano le pietre creando uno scenario molto suggestivo. Infine l’ultima parte della giornata è dedicata alla perla del sito, il tempio più famoso, addirittura rappresentato sulla bandiera nazionale cambogiana: il complesso di Angkor Wat. Sembra scontato da dire ma ogni angolo, ogni pietra, suscita in me lo stupore della novità, per i miei occhi è tutto nuovo e l’euforia di esplorare e conoscere dà la carica di affrontare l’ultima erta scalata. Angkor Wat fu costruito nella prima metà del XII secolo dedicato inizialmente alla divinità Vishnu , un labirinto di corridoi, gallerie e cortili, dove troneggiano cinque poderose torri di pietra. Uno spettacolo per gli occhi pieni delle meraviglie cambogiane, in un contesto davvero molto suggestivo”.

La mia opinione? Siem Riep è la vera contraddizione! Nel recinto dei templi sembra di intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo, in un luogo fuori dal mondo. Una civiltà incredibile che ha creato magnificenza nel cuore della giungla. Purtroppo però attorno alla cittadina si sono sviluppate tutta una serie di attività commerciali, bancarelle bar e locali. La sera regnano le discoteche a tutto volume, drink e danze. Tutto questo stride veramente con il resto del paese che ci si è presentato lungo il corso del viaggio. Mi sono reso conto che molti stranieri arrivano in Cambogia solo per Siem Riep, ma che senso ha venire fin qui e perdersi tutto il resto del Paese? Sarebbe come pensare che un americano venisse solo a Roma per il Colosseo e si perdesse tutte le altre bellezze dell’Italia. Questo dovrebbe far riflettere su come si voglia realmente viaggiare, conoscere un paese ed essere viaggiatori consapevoli. Grazie Cambogia per esserti fatta conoscere nel tuo profondo, nella tua forte realtà, ti porterò sempre con me!